Il Segno Racconta

Il segno ha sempre rappresentato per Triacca l'elemento base della sua scrittura figurativa. Fin dai primi disegni è stato cifra stilistica dell'artista. Tracciato con il colore, con il pennello, con la grafite, con il carboncino o con la punta secca e il bulino, è servito per indagare le forme, per strutturare le immagini, per osservare la conformazione e la geometria degli oggetti. Nella prima metà degli anni settanta, il segno è stato protagonista libero, non totalmente avulso da intenti strutturali e compositivi, ma più ingenuo e spontaneo nella sua formulazione. Dal momento in cui Triacca "scopre" ed utilizza coscientemente i principi della percezione visiva, grazie ai quali il segno, organizzato in immagini, trova collocazione e pregnanza, la traccia lasciata dal pennello o dalla grafite acquistano sempre più autonomia. È così che dal 1975 circa Triacca inizia un nuovo percorso di indagine che egli stesso definisce con il titolo "Il segno racconta". Sotto questa sigla, che è anche dichiarazione di poetica, sono riuniti diversi soggetti: il segno può raccontare la figura, la conchiglia, il nido, la cavalletta ma con maggior frequenza e interesse il segno racconta soprattutto il paesaggio.
